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Oggi vogliamo fare un... passo indietro

Oggi vogliamo fare un... passo indietro


26/01/2012

Cerchiamo di riassumere in breve il funzionamento del 'passo' oggi, sì perchè il nostro modo di camminare, di appoggiare il piede, di contrastare la gravità e di avanzare, passo dopo passo, appunto, non è che il risultato di un processo di 350 milioni di anni.

Il nostro piede inizialmente funzionava come una mano e serviva quindi a prendere le cose, mentre con l'evoluzione è diventato un elemento stabilizzatore antigravitario, accompagnando il passaggio da una posizione di tipo quadrupede alla deambulazione eretta.

Questo sviluppo ha determinato una specializzazione dell'arto, una costruzione muscolare estremamente complessa, che in sintesi è il nostro strumento di contrasto con gli stimoli esterni, primo di tutti la gravità.

Ed è proprio quando serve gestire in modo specifico la gravità, l'attrito e la reazione al contatto col suolo, che oggi ricorriamo a plantari studiati per le più sottili necessità individuali. Certo che passare dall'immagine di noi che usiamo piedi prensili e camminiamo a quattro zampe all'idea dei raffinati plantari che produciamo su misura, fa certamente sorridere.

 

Il piede è un'incredibile opera di biomeccanica antigravitaria, con le sue 26 ossa, 33 articolazioni e 20 muscoli. Quello che ogni istante diamo per scontato è un capolavoro in grado di fornirci l'incredibile dote dell'equilibrio. Per fare questo è necessaria un'opera di ricezione e smistamento di forze, provenienti dall'interno, i nostri muscoli, e dall'esterno.

Le fasi del passo sono grossolanamente riassumibili in:

A) appoggio, detto calcaneare, in quanto è il calcagno ad avere il primo contatto e a ricevere la superficie. In questo momento potremo dire che il piede è rilassato, deve ammortizzare il peso del corpo e adattarsi al suolo.

B) adattamento, la distribuzione del peso sul piede avviene gradualmente e raggiunge il punto massimo quando arriva al centro dell'asse podalico.

C) leva a questo punto la struttura passa allo stato di irrigidimento, perchè serve la propulsione, entrano in gioco le dita, che si flettono e si appoggiano più saldamente alla superficie (mentre il calcagno è definitivamente sollevato). Una curiosità: in questo momento la spinta che ricevono le dita è pari a 3/4 volte il nostro peso corporeo!

E così la spinta in avanti dell'intero corpo.

E' incredibile se pensiamo alla velocità con la quale il piede modifica le varie modalità di contatto col terreno durante un passo.

 

Nel concepimento di un plantare ortopedico oggi, si vanno quindi a studiare tutte queste fasi, una ad una, ad analizzare l'evoluzione che la spinta antigravitaria richiede e in quali fasi l'ortesi podalica deve entrare in gioco o meno. Se si tratta di un lavoro enormemente complesso da un punto di vista architetturale, di una progettazione in continuo arricchimento in se, immaginiamoci quanta delicatezza e passione servono per studiare caso per caso le ortesi su misura per ognuno di noi!

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